Il circuito costruito nel 1923 ha subito finora ben 15 variazioni; la gara si svolse sul tracciato numero 5.
Si noti che dall’uscita della curva Tertre Rouge all’imbocco della curva Mulsanne, il rettilineo Les Hunaudières –compreso un paio di lievissime deviazioni verso destra- è lungo Km.5,8 chilometri. I motori delle auto, costretti a rimanere a pieni giri per molto tempo di seguito, subiscono sollecitazioni violentissime, aumentando enormemente le probabilità di rottura. Le auto più veloci nel 1970 oltrepassavano i 340 Km/h.
Perché, dopo 50 anni, scrivere di questa gara?
Perché fu tragica, innovativa, massacrante… indimenticabile!
Le Ferrari avevano vinto consecutivamente dal 1960 al 1965, poi era toccato alle Ford, dal 1966 al 1969. (Ad oggi, le Ferrari non hanno mai rivinto la gara; ricordo ai meno attenti che il film Ford v Ferrari, girato nel 2019, tratta della gara del 1966).
L’edizione del 1969 aveva visto la protesta di Jacky Ickx, che reputando la partenza stile “Le Mans” – in cui i piloti correvano verso le auto schierate secondo l’ordine dei tempi ottenuti in prova, vi saltavano dentro e iniziavano la gara – troppo pericolosa, si era avviato camminando lentamente verso la propria Ford GT40, si era allacciato la cintura ed era partito per ultimo (per completezza di informazione, vinse la gara in coppia con Jackie Oliver, con solamente circa 120 metri di vantaggio!).
Prima della fine del primo giro, perse la vita John Woolfe schiantatosi con la sua Porsche 917; come molti colleghi non si era allacciato la cintura di sicurezza, per poter partire più velocemente.
Nel 1970 il regolamento tecnico cambiò e la Ford non presentò vetture ufficiali al via. Alla 38-esima edizione erano presenti le Prototipo (suddivise nelle classi fino a 2 litri, fino a 2,5 litri e fino a 3 litri), le Sport (suddivise nelle classi fino a 2 litri e fino a 5 litri) e le Gran Turismo (suddivise nelle classi fino a 2 litri, fino a 2,5 litri e oltre 5 litri).
Enzo Ferrari, che aveva grandi problemi finanziari, ma che sopra ogni cosa desiderava rivincere Le Mans, l’anno precedente aveva venduto alla FIAT metà del suo pacchetto azionario e quest’ultima gli aveva finanziato la costruzione di venticinque 512S. In gara, direttamente, o gestite da altre scuderie, ce n’erano undici (quattro ufficiali), tutte con motore da 5 litri.
Porsche era presente con le nuove 917K (Kurzheck, codacorta), che presentavano una nuova coda composta da fogli di alluminio incollati assieme ed avevano dalla loro una grande stabilità, le 917LH (Langheck, codalunga), che potevano contare su una bassissima resistenza aerodinamica e che battevano tutti i record sul giro di ogni circuito. Sette auto in tutto, gestite da due scuderie ufficiali (Gulf e Salzburg) rivali tra loro, alimentate da motori da 4.5 o da 4.9 litri.
C’erano poi le vecchie 908/2 ed una 908/1 (con tre cineprese, necessarie alla realizzazione del film Le 24 ore di Le Mans, interpretato da Steve McQueen). Steve McQueen avrebbe dovuto fare coppia con Jackie Stewart, su una 917K, ma la compagnia assicurativa che gestiva la polizza del film, lo ritenne troppo pericoloso e glielo impedì.
Tra le Gran Turismo, insieme alle collaudate 911, esordiva la 914/6; tutte a contrastare le due Chevrolet Corvette da 7 litri.
Matra-Simca partecipava con due MS650 ed una MS660, Alfa Romeo con quattro T33/3, la Healey/Repco con una SRXR37. Poi Chevron B16 (equipaggiate con motori diversi), Ligier JS1 e Lola T70.
La lotta per la pole position fu teatro di una furiosa battaglia tra Nino Vaccarella, con la 512S, e Vic Elford, a bordo della 917LH. Fu il secondo a spuntarla e la sua vettura n.25 partì per prima.
A prove ultimate, tra le prime sedici auto, c’era una sola intrusa, la Matra-Simca di Brabham/Cevert, le altre quindici erano Porsche 917 e Ferrari 512S.
La partenza, come da tradizione alle 16:00 in punto, fu data da Ferdinand Anton Ernst Porsche in persona, in onore della ventesima partecipazione delle sue auto alla gara.
Le Porsche scattarono in testa ed iniziarono una corsa nella corsa: Porsche Gulf contro Porsche Salzburg. L’inizio di gara entusiasmante fu tipico di una gara di velocità, non di durata: sorpassi e controsorpassi si susseguirono uno dietro l’altro. Vaccarella/Giunti si erano già ritirati dopo sette giri, quando, alle 17:30, arrivò la pioggia e quattro Ferrari restarono coinvolte in un incidente a Maison Blanche e dovettero ritirarsi: una vera e propria catastrofe sportiva!
Poco dopo le 20:00 la pioggia divenne battente ed iniziò la grande rimonta della vettura guidata da Ickx/Schetty; Jacky Ickx, per inciso campione uscente, era eccezionale sul bagnato. La sua 512S, unica vettura ufficiale rimasta, arrivò fino al secondo posto (intorno a mezzanotte), ma una macchia d’olio la fece finire fuori pista e, nell’incidente, uccise un commissario.
Nella settima ora di gara, nello spazio di trenta minuti, le tre Matra-Simca finirono la gara per lo stesso problema di consumo abnorme di lubrificante.
All’alba la pioggia battente divenne bufera e le auto dovettero proseguire a ritmo molto più blando. Malgrado questo, i ritiri furono numerosissimi.
Quando alle 16:00 la gara terminò, furono classificate solo SETTE auto su CINQUANTACINQUE !
La vittoria assoluta andò alla Porsche Salzburg 917K n.23 pilotata da Hermann/Attwood, seguita dalla 917LH di Larrousse/Kaushen e dalla 908LH di Lins/Marko (che vinse nella categoria prototipi), quarta la 512S di Posey/Bucknum, quinta la 512S (dal raro colore giallo) di De Fierlant/Walker, sesta la 914/10 di Chasseuil/Ballot-Lena (vittoria nelle GT fino a 2 litri) e settima la 911S di Koob/Kremer (che si aggiudicò la categoria GT fino a 2.5 litri).
Hans Hermann, che aveva vinto la Targa Florio, la 12 ore di Sebring, la 24 ore di Daytona e partecipato alle pericolosissime Carrera Panamericana e Mille Miglia, tenne fede alla promessa fatta alla moglie: se avesse vinto la 24 ore di Le Mans avrebbe dovuto ritirarsi. Quella fu la sua ultima corsa, a 42 anni.
Trattandosi del sito autopiste.info segnalo che un gran numero di produttori di slotcar ha messo in vendita le riproduzioni delle auto partecipanti alla gara.
Secondo le mie ricerche, sono stati commercializzati in scala 1:32 ben 38 modelli; che dovrebbe essere il massimo mai prodotto per una singola manifestazione (accetto smentite).
Grazie per l’articolo, veramente interessante, anche per quanto riguarda i modelli da pista.
Una della edizioni più drammatiche della corsa. Nel mio caso il film di Steve McQueen rappresentò una vera epifania… mi portò mio nonno al cinema Ambra di Reggio Emilia. Sembra incredibile ma qualche tempo dopo vidi a Reggio Emilia una Ferrari 512 con numeri di gara: all’epoca non era impossibile, dato che alcuni collaudi venivano svolti su strade aperte al pubblico.
La Ferrari 512S fu un progetto dagli scarsi risultati agonistici, ma rimane uno dei prototipi più belli della storia.
Mi fa piacere che tu lo abbia apprezzato!
Concordo che la 512S avesse una linea bellissima, ma la mia Ferrari preferita è la 330 P3/P4.