Questo piccolo grande fenomeno dell’elettrotecnica vede le sue origini alla fine degli anni 50’ in Gran Bretagna per diffondersi in USA ed in seguito, negli anni 60’ e 70’, ha trovato la sua espressione e dimensione anche sul territorio nazionale.
Se da un lato possiamo considerare questo fenomeno come uno dei prodigiosi effetti della diffusione del benessere della società del consumo nel pieno del suo “Boom”, in cui il mercato dei giocattoli in plastica ha avuto la sua parte di successi e fallimenti, da un altro lato non possiamo ignorare il peso e la consistenza dello stesso fenomeno rappresentate dalle autocostruzioni e realizzazioni artigianali note anche come “scratch built”. Sicuramente la sovrapposizione e l’intreccio di di attività ed interazioni industriali, di laboratorio e di cantina hanno contribuito ad alimentare e strutturare le basi dello slotcar in Italia.
Le capacità imprenditoriali, le opportunità di mercato, uno sfondo di cronaca sportiva dell’automobile da corsa fatto di vittorie e trionfi storici di Alfa Romeo, Ferrari, Abarth, Maserati, Lancia, tutte comunque rosse ed italiane, sono di fatto alcune delle condizioni per cui sono nate e cresciute l’interesse e la passione per questo gioco. Senza dubbio il primato internazionale dell’industria italiana nel settore petrolchimico e dello stampaggio plastico ha avuto il suo peso strategico, la geniale ed azzeccata manualità di appassionati artigiani ha colmato gli interstizi dove conta e vince la preziosità del minimo dettaglio.
In vetrina e sugli scaffali dei grandi negozi di giocattoli, nelle sale giochi, sui banchi di lavoro in casa o in cantina, le macchinine elettriche da pista entrano a fare parte del paniere dei consumi di quegli italiani a cui piace sognare di essere piloti a bordo di un bolide da corsa. il riferimento alle produzioni inglesi di SCALEXTRIC e delle americane COX traspare nelle prime realizzazioni marchiate APS, le monoposto di F1 e le Sport GT a ruote coperte vengono riprodotte verso le scale standardizzate 1:32 ed 1:24 rimodellando le scocche e le carrozzerie con i vincoli della fattibilità delle tecniche di termo iniezione della stampa in plastica. La resa estetica del modello non è sempre la migliore ma la riproduzione degli elementi fondamentali e caratteristici conferisce comunque un’identità ed una riconoscibilità efficace e funzionale al gioco. Analogamente in tema tecnico le scelte dei primi produttori si allineano a quanto già in uso oltre confine, motori 12V a carboncini di fabbricazione giapponese MABUCHI e configurazione In Line. In breve il prodotto viene evoluto e sviluppato per essere più’ affidabile ed appetibile sul mercato e di conseguenza la crescita della sua diffusione raggiunge ottimi livelli.
Dalle stanze e locali di casa, dove le dimensioni e la praticabilità delle superfici spesso costituiscono un limite oggettivo, le piste conquistano il loro spazio affermandosi come attività ludica ed aggregativa nella formazione di Club e circoli in cui i primi tracciati multicorsie permettono l’organizzazione di vere e proprie gare e campionati dove nascono i primi campioni ed i primi preparatori.
Se la dimensione del gioco domestico, alla fine degli anni 80’ con la diffusione dell’elettronica e dei suoi derivati, ha vissuto un vero e proprio declino fino a raggiungere uno stato di coma apparente, le attività agonistiche sviluppate e cresciute all’interno dei vari club nazionali ed esteri hanno di fatto permesso la sussistenza di questo fenomeno che ha coinvolto l’interesse di nuovi produttori ed inoltre di evolvere le produzioni già esistenti verso realizzazioni dedicate alle competizioni. La prestazione e la velocità in pista diventano quindi il parametro fondamentale per la qualità delle produzioni, l’accessibilità a buoni livelli di stampaggio plastico per telai e carrozzerie spinge i produttori a scegliere i modelli e le categorie da cui derivare un prodotto vincente in pista per ottenere volumi di vendite.
Purtroppo, nonostante una discreta presenza in Italia di club ed associazioni sportive dedicate, la dimensione commerciale industriale non si combina facilmente con i numeri prodotti dalle varie attività agonistiche e sportive organizzate da club e circoli che negli anni non sempre sono stati pronti ad evolversi ed aprirsi a nuove situazioni ed esigenze.
Nel fisiologico adattamento alle vicissitudini dei decenni scorsi ed inoltre nel clima di generale incertezza dei tempi che corrono l’unica nota rassicurante per la vita, attuale e futura, di questo gioco delle corse rimane nel fondo del cuore di tutti quelli che nonostante tutto continuano a sognare di correre in pista. Dunque al sicuro.